SCINN: Il sentiero del Monaco

I punti azione pilastro del progetto SCINN sono la creazione dei nuovi sentieri naturalistici e la riqualificazione dei sentieri già esistenti, eseguendo lavori di messa in sicurezza, in alcune zone di percorso già stabiliti, con lavoro di mano d’opera, e studi del territorio. 

Indirizzando in modo peculiare l’interesse ad un versante della collina, dove non solo possiamo ammirare e immergerci nel cuore verde pulsante più grande della zona, ma poter anche percorrere tracce di storia, ripristinando alcuni sentieri che furono utilizzati dai monaci che un tempo popolavano l’Eremo dei Camaldoli. 

L’eremo dei Camaldoli si erge nel punto più alto della collina, vantando di una vista mozzafiato, che gli permette di essere l’occhio nord-occidentale di Napoli. 

Un panorama che spazia dalle isole d’Ischia, Capri e Procida, alle isole pontine (Ventotene e Ponza), alla costa laziale meridionale, al promontorio del Circeo (nella provincia di Latina, Lazio), ai monti del massiccio del Matese che separa la Campania dal Molise.

Venne fondato nel 1585 da Giovanni d’Avalos, fu eretto sulle basi di una chiesa dedicata alla Trasfigurazione, in seguito intitolata al Ss. Redentore. 

L’eremo dei Camaldoli venne chiuso due volte una per volontà di Napoleone nel 1807 e la seconda per ordine del re dei Savoia nel 1866. Nel 1885 ritornò ad essere gestito dai Benedettini Camaldolesi, anche se, attualmente il complesso è retto dalle suore brigidine.  

I monaci camaldolesi possedevano ed utilizzavano una larga area della collina dei camaldoli, coltivando il loro orto e lavorando per se stessi seguendo le regole dell’Ora et Labora, durante l’arco della loro permanenza, costruirono dei sentieri che gli permettessero non solo di poter passeggiare, recuperare erbe mediche o andare a funghi, ma anche di poter essere collegati alla città, i sentieri che utilizzavano vennero, infatti, battezzati: Sentiero del Monaco.

Oggi quei sentieri, che partono dalla parte bassa dell’area botanica Francesco Luccio, snodandosi lungo il versante che affaccia su Soccavo immerso nella macchia mediterranea su di una vecchia mulattiera, arrivando fin su all’Eremo, sono in parte inglobati dalla vegetazione fitta che nell’arco del tempo a dalle incurie per mancata pulizia, hanno cancellato non solo la possibilità di percorrerli ma anche il ricordo e la storia di essi. 

Prima, però, di raggiungere il sentiero del monaco bisogna precedentemente percorrere un parte di sentiero che negli anni è stata tenuta in cura dai volontari dell’associazione “Agrifoglio” permettendo a chi venisse da Soccavo, partendo da Via Contieri, e seguendo il sentiero CAI di raggiungere l’area botanica, oggi l’associazione è sostenuta, per quella parte di percorso, dai volontari e dai collaboratori di ASNU.   

Il lavoro che stiamo svolgendo  comprende la manutenzione e la pulizia dei sentieri che già sono percorribili, e di garantire una piacevole esperienza, inserendo qualora necessario gradini e corrimano fatti di legno creati stesso dai volontari che partecipano alla realizzazione del progetto. 

In altri casi sarà necessario ripulire per intero, eliminando non solo rovi ed erbacce, ma anche rifiuti che durante il lavoro, purtroppo, tendono a riaffiorare. Studiare i percorsi che i monaci intraprendevano, determinati a volta da mura e strade di tufo già esistenti, e sommerse dalla vegetazione, facendo non solo attenzione a non intaccare l’equilibrio dell’habitat ma anche di preservare la storicità del luogo; e non solo, aprendo anche percorsi paralleli e alternativi che possano condurre l’escursione dal bosco all’area botanica, e dal bosco al monastero.

Riconoscimenti

Questo articolo fa parte del progetto SCINN, Sentieri Naturalistici in Natura a Napoli, con il contributo dell’Unione Europea attraverso i Corpi Europei di Solidarietà
ID: 2022-3-IT03-ESC30-SOL-000099485